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...simile a quella del marchese di Pianezza, quando mosse con ottomila soldati e duemila contadini contro i diciassette Valdesi di Rorà.

Ma non era mica il pastore Bonnet che diceva queste cose, strada facendo: eravamo noi.

Egli non vantò mai i suoi padri valdesi durante la passeggiata.

 

"E. De Amicis da:  Alle Porte d'Italia. 6°capitolo"

  • PALAZZO COMUNALE sede del Municipio
  • Tempio Valdese
  • Piazza
  • Scorcio panoramico
  • Scuole elementari
  • Scorcio panoramico
  • Fornace per la calce

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RORÀ

rora-Stemma-1«Roratus» (Arbitramento delli signori 1884); «Rorata» e «Rourata» nei documenti italiani; «Rorà» in quelli francesi (Tourn, Zanella 1994, p. 3).
Fin dall’età neolitica l’alta Val Pellice risulta abitata, e nel territorio di Rorà sono state individuate diverse incisioni rupestri[...].
Dopo il secolo XI, nella valle compaiono i signori di Luserna[...] In un documento del 1251 Tommaso di Savoia, in qualità di arbitro, stabilì i confini dei comuni della valle[...].(BRT, Archivio Luserna d’Angrogna, mazzo 100).
Essi vennero ripresi nella minuziosa determinazione di confini del 1277, che delimitò il territorio di Rorà in maniera definitiva.
[...]Il nome di Rorà compare ancora in una franchigia del 1438, con la quale la valle venne liberata da ogni dazio e gabella su mercanzie, grano e bestiame non essendo abbastanza ricca (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, mazzo 9, f. 7). Da questo periodo è attestata con sicurezza la presenza dei Valdesi a Rorà[..]
Il processo di organizzazione del comune attraverso l’affermazione della propria autonomia e la creazione di un apparato amministrativo si intrecciarono infatti, nel corso del secolo XVI, con la decisione di aderire alla Riforma protestante, presa a Chanforan (Angrogna) dall’assemblea dei capifamiglia nel 1532[...].
A Rorà, in particolare, le ottanta famiglie che l’abitavano decisero di costruire un tempio all’estremità orientale della «villa».
[...]La sopravvivenza venne però resa difficile durante il XVII secolo da calamità quali la peste (che ridusse gli abitanti e provocò l’abbandono di vari insediamenti più decentrati e posti a maggiore altitudine) [...]
Il paese venne distrutto interamente nel 1660 per cercare di stanare i cosiddetti «banditi». Nel 1686 i Valdesi rimasti vennero esiliati e le loro terre, confiscate[...] (Tourn, Zanella 1994).
Dopo la “Glorieuse Rentrée” del 1689 e il successivo ristabilimento delle famiglie valdesi nelle loro terre, lo Stato sabaudo dovette procedere, nel 1697, a un censimento della popolazione per la revisione del catasto (AST, Camera dei Conti, art. 557, mazzo 1; Sereno 1990, pp. 293-314).
[...]Sorgono inoltre questioni con Luserna San Giovanni per i diritti di barriera sulla strada delle cave di Seccarezze, a sottolineare l’importanza sempre più accentuata dell’attività estrattiva dello gneiss, che soppiantò a poco a poco quella più antica della cottura della pietra calcarea.
Il primo documento d’archivio riguardante le cave di gneiss lamellare è un avviso d’asta del 1838, che fa menzione di numerosi lotti di cave già in sfruttamento sul territorio comunale, mentre, in occasione dell’indagine svolta dal Commissariato per la liquidazione degli usi civici nel 1926, il comune diede un riscontro negativo alla presenza di «coltivazioni di cave», equivocando forse volutamente sulla loro classificazione (CLUC, fasc. Rorà). Malgrado l’incipiente industrializzazione della loro comunità, i Rorenghi non furono in condizione di risolvere i propri problemi economici, e la soluzione venne trovata in una massiccia emigrazione, nel 1870, che portò alla partenza di una trentina di famiglie per l’Argentina, dove venne fondata una colonia.

da:«Centro Interuniversitario di Storia Territoriale "Goffredo Casalis" e Regione Piemonte»

Il piccolo centro si estende fino ai piedi del monte Frioland e si trova a 5 Km da Luserna San Giovanni:

«RORATA, Villaggio nella Diocesi di Pinerolo, e per l'insinuazione a Luserna, nella di cui Valle ritrovasi. È distante ventiquattro miglia da Torino, nove da Pinerolo, e tre da Luserna. La Parrocchiale nomina del Vescovo di Pinerolo compone solamente cinquanta anime di Cattolici per essere la maggior parte di questa terra abitata dai Protestanti in numero di quattrocento. Nel Territorio vi sono varie cave di pietre calcarie, di cui ne forniscono la maggior parte della Provincia; la calcina è perloppiù dolce, e trovasene anche della forte, che è di color bigio»

Si fa noto al Pubblico, che la presente descrizione si principiò dall'Architetto Amedeo Grossi nel 1790, e si terminò nel 1793 essendosi aggiunto qualche cosa nel 1794.

Superficie Km²12,26; altitudine 952 m slm;  abitanti  260 circa