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...La valle era già rotta da vaste ombre nere, in cui si vedevano appena le case, come macchie più nere; le cime petrose dei monti erano di color rosa e di porpora; la via, anche più solitaria che la mattina.
Per due miglia di cammino, non udimmo che il tintinnio di qualche sonaglio di pecora o di capra, invisibili, e a grandi distanze, il canto d’una gallina o il latrato d’un cane, che risonavano in tutta la valle, come ripercossi da cento echi...

"E. De Amicis da:  Alle Porte d'Italia. 7°capitolo pag 246"

  • tempio valdese: distrutto nel 1655, ricostruito nel 1706
  • scorcio di Villar Pellice
  • Villar Pellice
  • Salone polivalente
  • Villar Pellice panoramica sull'abitato

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VILLAR PELLICE

Villar Pellice-Stemma Il nome Villaris è attestato nel 1277 [B.R.T., Archivio Luserna d’Angrogna, Mazzo 100, fasc. 4].

Anticamente denominato Villaro di Bobbio o anche Villar di Luserna, è posto tra l'alveo del fiume Pellice e del torrente Rospart.

È menzionato la prima volta in un documento redatto nel 1228 in occasione della fondazione del priorato di San Cristoforo e, nel 1337, è citato in un atto sottoscritto dai signori di Luserna a proposito dello sfruttamento delle miniere di ferro.

Dal 1856 si registra una forte emigrazione, sopratutto verso il Sud America, si stimano in 140 le famiglie che lasciano Villar in quegli anni.

È uno dei comuni più ricchi di legname, poiché i più bei boschi di castagno, larice, abete e faggio si trovano sul suo territorio.

Andando a visitare le borgate, numerosissime in questi due comuni, notiamo l'uso del legno con cui si costruiscono i balconi con le ringhiere a bacchette verticali, le scale e i loggiati che danno movimento alle facciate delle case.

Come a Rorà emerge l'uso della pietra, qui emerge l'uso del legno.

Sono, inoltre, da segnalare alcune borgate tipiche: la Comba e la Boudeina, sul versante soleggiato, sono raggiungibili su strada carrozzabile.

Sono situate una sul fianco est e l'altra sul fianco ovest di un grande dosso.

La borgata del Bessé, raggiungibile su strada sterrata, partendo dal ponte di Subiasco, sempre sullo stesso versante e collegata alle altre due con una mulattiera.

Al centro troviamo una fontana scavata in un unico blocco di pietra, e sopra un loggiato con il forno per fare il pane per tutti gli abitanti.

Villar Pellice ha una superficie Km²60,76; altitudine massima 2868, minima 587 m slm;  abitanti 1.200 circa

Tempio Valdese di Villar Pellice

Tempio-Valdese-villarNel 1555 la popolazione di Villar, che risultava interamente valdese, trovò naturale servirsi della locale chiesa cattolica, che era di proprietà comunale.
L’edificio si trovava all’incirca nel luogo dove sorge il tempio attuale, ma in posizione più avanzata verso la strada, tanto che il campanile sorgeva nella parte posteriore dell’edificio, mentre la navata occupava una parte del recinto alberato (l’antico cimitero).
Nel febbraio 1561, proprio nelle vicinanze del tempio, ebbe luogo un duro scontro tra le truppe del signore della Trinità e la “Compagnia volante” valdese che fu costretta a ritirarsi sulle alture sovrastanti.
Il Trinità incendiò il capoluogo ed il suo tempio.
Nel 1706 la comunità locale partecipò alla costruzione del nuovo tempio provvedendo allo scavo delle fondazioni, alla fornitura del portone in noce e di tutti i serramenti.
La campana, fusa in loco, venne issata sul campanile il 30 aprile 1706: recava la seguente iscrizione:
“Appartient aux Protestants du Villar, Vallée de Luserne, Jacob Bastie étant ministre, 1718”.
Una lapide in francese posta nel tempio ci ricorda che “Questo tempio è stato costruito nel 1706 dalla chiesa di Villar con il concorso generoso del Marchese di Belcastel”.
La distanza tra la chiesa cattolica ed il tempio è minima e J. Jalla riferisce che, secondo una tradizione popolare nel 1727 i monaci avrebbero iniziato a scavare una galleria sotterranea con l’intento di sistemare una carica esplosiva sotto al tempio per farla esplodere quando i Valdesi vi si fossero radunati.
Ma una donna, che ebbe l’impressione di sentire dei colpi di piccone provenire dal sottosuolo, avvertì subito altre persone.
Queste, constatata a mezzo di un tamburo su cui erano state poste alcune monetine l’effettiva presenza di vibrazioni sotterranee, irruppero nella galleria
sorprendendo sul fatto i congiurati.
Gilly, nel 1823, descrive questo tempio come “grande ed arioso, ma nientaffatto bello”.
Durante il ministero del pastore Enrico Geymet il tempio fu dotato di lampadari in ferro battuto, dono della chiesa di Milano provenienti dalla chiesa romanica di S. Giovanni in Conca, ex tempio valdese di Milano demolita negli anni ‘50

Fondazione Centro Culturale Valdese,