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QUELLA NOTTE A RORÀ

Prinz Eugen von Savoyen1Il duca Vittorio Amedeo braccato dai francesi fu costretto, il 17 giugno 1706, a fuggire da Torino, e rifugiarsi nei suoi possedimenti ancora liberi.
Egli scelse di rifugiarsi in Val Luserna;

come spiega il barone di Saint-Hippolyte al re di Prussia, in una lettera del 7 luglio (citata dallo storico valdese Davide Jahier in un prezioso opuscolo del 1937, principale fonte delle notizie qui riportate), "l'ultima risorsa è gettarsi nelle Valli di Lusema, abitati dai Valdesi, che sono genti in cui Sua Altezza Reale ha molta fiducia".
Il 10 luglio da Bibiana (dov'era ospite nel Convento dei Francescani e dove fece voto, in caso di vittoria, di costruire la Basilica di Superga), conferma al principe Eugenio quest'intenzione. Trasferitesi a Luserna dal marchese di Angrogna, Vittorio Amedeo visse una dozzina di giorni di trepidazione, rischiando di venire catturato.
Un particolare episodio della fuga del duca, da una tradizione orale ed alcune fonti documentarie testimonierebbero che nel momento di maggior rischio, verso la metà di luglio Vittorio Amedeo fuggì da Luserna e si rifugiò, per almeno una notte, sulle alture di Rorà.
A fornirgli protezione ed un tetto sarebbe stato il sindaco del piccolo paese, Durand Canton, in una casa esistente ancor oggi, poco distante dal Municipio. Non esistono documenti che provano direttamente l'accaduto, ma storici come Carutti lo danno per certo.
Principalmente, si adduce come prova il fatto che per circa 200 anni, fino al 1882 i Durand Canton ebbero il privilegio di seppellire i propri morti nel giardino di casa. Una deroga che sarebbe stata concessa per riconoscenza proprio da Vittorio Amedeo nel 1706. Per comprendere il valore di tale concessione, basti ricordare come, nel XVIII secolo, le sepolture degli eretici fossero regolamentate in modo molto restrittivo ed umiliante.
Non solo: il duca avrebbe donato al Durand Canton il suo servizio da campo, di cui resta oggi al Museo valdese solo il cucchiaio d'argento.
Una battaglia presumibilmente combattuta il 16 luglio con il contributo della popolazione locale cattolica e valdese allontanò la minaccia delle truppe francesi.
Il duca potè quindi scendere in pianura, incontrarsi a Carmagnola con il principe Eugenio, che finalmente era giunto in Piemonte, e preparare la storica vittoria del 7 settembre 1706.